
Spiritualità
Quanto mi hai fatto soffrire, Chiesa, eppure...
Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!
Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo!
Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza.
Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità!
Nulla ho visto al mondo di più oscurantista, più compresso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello.
Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porte della mia anima, quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure.
No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te.
E poi, dove andrei?
A costruirne un'altra?
Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò, sarà la mia Chiesa, non più quella di Cristo.
Sono abbastanza vecchio per capire che non sono migliore degli altri.
L'altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale: "Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi, non è più credibile". Mi fa pena!
O è un sentimentale che non ha esperienza, e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri.
Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra...
La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo.
Forse che la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma?
Quando Paolo arrivò a Gerusalemme portando nel cuore la sua sete di universalità, forse che i discorsi di Giacomo sul prepuzio da tagliare o la debolezza di Pietro che si attardava con i ricchi di allora e che dava lo scandalo di pranzare solo con i puri, poterono dargli dei dubbi sulla veridicità della Chiesa, che Cristo aveva fondato fresca fresca, e fargli venire la voglia di andarne a fondare un'altra ad Antiochia o a Tarso?
Forse che a Santa Caterina da Siena, vedendo il Papa che faceva una sporca politica contro la sua città, poteva saltare in capo l'idea di andare sulle colline senesi, trasparenti come il cielo, e fare un'altra Chiesa più trasparente di quella di Roma cosi spessa, così piena di peccati e così politicante?
...La Chiesa ha il potere di darmi la santità ed è fatta tutta quanta, dal primo all'ultimo, di soli peccatori, e che peccatori!
Ha la fede onnipotente e invincibile di rinnovare il mistero eucaristico, ed è composta di uomini deboli che brancolano nel buio e che si battono ogni giorno contro la tentazione di perdere la fede.
Porta un messaggio di pura trasparenza ed è incarnata in una pasta sporca, come è sporco il mondo.
Parla della dolcezza dei Maestro, della sua non-violenza, e nella storia ha mandato eserciti a sbudellare infedeli e torturare eresiarchi.
Trasmette un messaggio di evangelica povertà, e non fa' che cercare denaro e alleanze con i potenti.
Coloro che sognano cose diverse da questa realtà non fanno che perdere tempo e ricominciare sempre da capo. E in più dimostrano di non aver capito l'uomo.
Perché quello è l'uomo, proprio come lo vede visibile la Chiesa, nella sua cattiveria e nello stesso tempo nel suo coraggio invincibile che la fede in Cristo gli ha dato e la carità dei Cristo gli fa vivere.
Quando ero giovane non capivo perché Gesù, nonostante il rinnegamento di Pietro, lo volle capo, suo successore, primo Papa- Ora non mi stupisco più e comprendo sempre meglio che avere fondato la Chiesa sulla tomba di un traditore, di un uomo che si spaventa per le chiacchiere di una serva, era un avvertimento continuo per mantenere ognuno di noi nella umiltà e nella coscienza della propria fragilità.
No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una roccia così debole, perché ne fonderei un'altra su una pietra ancora più debole che sono io.
...E se le minacce sono così numerose e la violenza del castigo così grande, più numerose sono le parole d'amore e più grande è la sua misericordia. Direi proprio, pensando alla Chiesa e alla mia povera anima, che Dio è più grande della nostra debolezza.
E poi cosa contano le pietre? Ciò che conta è la promessa di Cristo, ciò che conta è il cemento che unisce le pietre, che è lo Spirito Santo. Solo lo Spirito Santo è capace di fare la Chiesa con delle pietre mai tagliate come siamo noi!...
E il mistero sta qui.
Questo impasto di bene e di male, di grandezza e di miseria, di santità e di peccato che è la Chiesa, in fondo sono io...
Ognuno di noi può sentire con tremore e con infinito gaudio che ciò che passa nel rapporto Dio-Chiesa è qualcosa che ci appartiene nell'intimo.
In ciascuno di noi si ripercuotono le minacce e la dolcezza con cui Dio tratta il suo popolo di Israele, la Chiesa. A Ognuno di noi Dio dice come alla Chiesa: "Io ti farò mia sposa per sempre" (Osea 2, 21), ma nello stesso tempo ci ricorda la nostra realtà: "La tua impurità è come la ruggine. Ho cercato di toglierla, fatica sprecata! E' così abbondante che non va via nemmeno col fuoco" (Ezechiele 24, 12).
Ma poi c'è ancora un'altra cosa che forse è più bella. Lo Spirito Santo, che è l'Amore, è capace di vederci santi, immacolati, belli, anche se vestiti da mascalzoni e adulteri.
Il perdono di Dio, quando ci tocca, fa diventare trasparente Zaccheo, il pubblicano, e immacolata la Maddalena, la peccatrice.
E' come se il male non avesse potuto toccare la profondità più intima dell'uomo. E' come se l'Amore avesse impedito di lasciar imputridire l'anima lontana dall'amore.
"Io ho buttato i tuoi peccati dietro le mie spalle", dice Dio a ciascuno di noi nel perdono, e continua: "Ti ho amato di amore eterno; per questo ti ho riservato la mia bontà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine Israele" (Geremia 3 1, 3-4).
Ecco, ci chiama "vergini" anche quando siamo di ritorno dall'ennesima prostituzione nel corpo, nello spirito e nel cuore.
In questo, Dio è veramente Dio, cioè l'unico capace di fare le "cose nuove".
Perché non m'importa che Lui faccia i cieli e la terra nuovi, è più necessario che faccia "nuovi" i nostri cuori.
E questo è il lavoro di Cristo.
E questo è l'ambiente divino della Chiesa...
(Carlo Carretto)
Salmo 41
SUL SALMO 41
ESPOSIZIONE
Discorso al popolo di sant'Agostino, Vescovo d'Ippona (a. D 354-430)
L'unità di tutti i cristiani nel Corpo Mistico.
1. [v 2.] Ordinariamente l'anima nostra desidera godere con voi nella parola di Dio e salutarvi in lui, che è il nostro aiuto e la nostra salvezza. Ciò dunque che il Signore dona, ascoltatelo per mezzo nostro, e in lui esultate con noi nelle sue parole, e nella sua carità e verità. Parleremo di un salmo, ben confacente al vostro anelito . Questo salmo inizia con un santo desiderio, e colui che canta dice: Come il cervo anela alle fonti dell'acqua, così l'anima mia anela a te, Dio. Chi dice queste cose? Se lo vogliamo, siamo noi. E che cosa cerchi al di fuori di quello che sei, quando è in tuo potere essere ciò che cerchi? Tuttavia non è un uomo solo che parla, ma un solo corpo: il Corpo di Cristo che è la Chiesa 1. Non in tutti coloro che entrano nella Chiesa si trova tale desiderio; tuttavia coloro che hanno gustato la dolcezza del Signore e avvertono nel cantico un sapore particolare non pensino di essere soli; siano convinti che tali semi sono sparsi nel campo del Signore, cioè in tutto il mondo, e che questa voce è la voce dell'unità cristiana: Come il cervo anela alle fonti dell'acqua così anela l'anima mia a te, Dio. È esatto pensare che si tratta della voce dei catecumeni, che si affrettano alla grazia del santo lavacro. Perciò si canta solennemente questo salmo, affinché essi desiderino la fonte della remissione dei peccati, come il cervo anela alle fonti dell'acqua. Che sia così e che questo sentimento occupi veramente nella Chiesa un posto preminente! Purtuttavia, fratelli, mi sembra che anche nel battesimo dei fedeli tale desiderio non sia ancora saziato; ma forse, se sanno dove è rivolto il loro pellegrinare e verso quale meta s'incamminano, più ardentemente si infiammeranno.
3. [v 2.] Ma la Scrittura non ha voluto che considerassimo solo questo nel cervo, ha voluto indicarci anche altro. Ascolta che cosa c'è d'altro nel cervo. Esso uccide i serpenti, e dopo la morte dei serpenti arde di una sete ancora più forte; uccisi i serpenti corre ancora più velocemente alla fonte. I serpenti sono i tuoi vizi; distruggi i serpenti dell'ingiustizia, e allora ancora di più desidererai la fonte della verità. Forse in te l'avarizia sibila qualcosa di tenebroso, e sibila contro la parola di Dio, sibila contro il comandamento di Dio; e poiché ti è detto: disprezza le cose terrene, non compiere l'ingiustizia; se tu preferisci compiere ingiustizia anziché disprezzare qualche bene temporale, preferisci essere morso dal serpente piuttosto che uccidere il serpente. Se dunque ancora tu favorisci il tuo vizio, cedi al tuo desiderio, alla tua avarizia, al tuo serpente, quando troverò in te il desiderio che ti spinge alla fonte delle acque? Quand'è che desideri la fonte della sapienza se ancora ti affatichi nel veleno della malvagità? Uccidi in te tutto quanto è contrario alla verità; e quando ti renderai conto di essere privo di desideri perversi, non restare fermo, quasi tu non avessi altro da desiderare. C'è infatti qualcosa verso cui devi sollevarti; sempre che in te non vi sia cosa alcuna che vi si opponga. Tu forse mi dirai, se sei cervo: Dio sa che io non sono più avaro, che io non desidero più le cose degli altri, che non ardo più nel desiderio dell'adulterio, che non mi consumo nell'odio, nell'invidia e in altre colpe di questo genere; dirai: non ho tutto questo, e cercherai di che rallegrarti. Ebbene desidera ciò che ti può dar gioia; anela alle fonti delle acque; Dio ha di che ristorarti, e ricolma chi viene a lui assetato dopo aver ucciso i serpenti, come il cervo veloce.
4. C'è qualcos'altro da notare nel cervo. Dicono che i cervi (e da qualcuno sono anche stati visti, infatti non si potrebbero scrivere tali cose se prima qualcuno non le avesse viste), quando camminano nella loro mandria, oppure quando nuotando si dirigono verso altre regioni, appoggiano la testa gli uni sugli altri, di modo ché uno precede, e lo segue un altro che appoggia il capo su di lui, e il terzo lo appoggia sul secondo e così via fino alla fine del branco. Il primo che porta il peso del capo di quello che lo segue, quando è stanco va in coda, in modo che il secondo diventa il primo e lui appoggiando la testa sull'ultimo possa riposarsi dalla sua stanchezza; in questo modo, portando alternativamente il peso, portano a termine il viaggio senza allontanarsi gli uni dagli altri. Non parla forse di cervi di questo genere l'Apostolo, quando dice: portate gli uni i pesi degli altri, e così adempirete la legge di Cristo 9?
5. [v 3.] Tale cervo dunque, stabilito nella fede ma che ancora non vede ciò che crede, e desidera comprendere ciò che ama, soffre anche di contrasti provocati da coloro che non sono cervi, che hanno l'intelligenza oscurata, che vivono nelle tenebre interiori accecati dalla cupidigia dei vizi; e per di più insultano e dicono all'uomo che crede e che non manifesta ciò che crede: dove è il Dio tuo? 10 Ascoltiamo come reagisce questo cervo di fronte a tali parole, per farlo anche noi, se possiamo. Prima di tutto ha manifestato la sua sete dicendo: Come il cervo anela alle fonti delle acque, così anela l'anima mia a te, Dio. E che diremo se il cervo anela alle fonti delle acque per lavarsi? Se motivo del suo desiderio è bere o lavarsi noi non sappiamo. Ascolta quanto segue e non cercare più oltre: L'anima mia ha sete del Dio vivente. Quando dico: come il cervo anela alle fonti delle acque così anela l'anima mia a te, Dio, questo dico: l'anima mia ha sete del Dio vivente. Di che ha sete? Quando verrò e comparirò alla presenza di Dio? È di questo che ho sete: di venire e di apparire. Ho sete nel cammino, ho sete nella corsa; sarò saziato quando arriverò. Ma quando arriverò? E ciò che è rapido per Dio, è lento per il desiderio. Quando verrò e comparirò alla presenza di Dio? Da quel desiderio deriva anche ciò che altrove grida: Una cosa sola ho chiesto al Signore, e questa desidero, di abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia vita. Perché? Per contemplare, aggiunge, la felicità del Signore 11. Quando verrò e apparirò dinanzi alla faccia del Signore?
Salmi 42
Libro secondo, Salmi 42-72
(Es 15:1, 21)
Speranza in Dio
2S 17:22-29 (Sl 43; 27; 84; 63) La 3:24; Is 8:17
1 Al direttore del coro.
Cantico dei figli di Core.
Come la cerva desidera i corsi d'acqua,
così l'anima mia anela a te, o Dio.
2 L'anima mia è assetata di Dio,
del Dio vivente;
quando verrò e comparirò in presenza di Dio?
3 Le mie lacrime sono diventate il mio cibo giorno e notte,
mentre mi dicono continuamente:
«Dov'è il tuo Dio?»
4 Ricordo con profonda commozione il tempo in cui camminavo con la folla
verso la casa di Dio,
tra i canti di gioia e di lode
d'una moltitudine in festa.
5 Perché ti abbatti, anima mia?
Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora;
egli è il mio salvatore e il mio Dio.
6 L'anima mia è abbattuta in me;
perciò io ripenso a te dal paese del Giordano,
dai monti dell'Ermon, dal monte Misar.
7 Un abisso chiama un altro abisso al fragore delle tue cascate;
tutte le tue onde e i tuoi flutti sono passati su di me.
8 Il SIGNORE, di giorno, concedeva la sua grazia,
e io la notte innalzavo cantici per lui
come preghiera al Dio che mi dà vita.
9 Dirò a Dio, mio difensore: «Perché mi hai dimenticato?
Perché devo andare vestito a lutto per l'oppressione del nemico?»
10 Le mie ossa sono trafitte
dagli insulti dei miei nemici
che mi dicono continuamente: «Dov'è il tuo Dio?»
11 Perché ti abbatti, anima mia?
Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora;
egli è il mio salvatore e il mio Dio.